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La Nosiola di Salvetta

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La Nosiola di Salvetta: due affascinanti vini diversi dallo stesso vitigno. Visita alla storica azienda familiare trentina.
La Nosiola di Salvetta

Roma – Rovereto Sud. Esco al casello, faccio due curve e davanti a me si apre una splendida finestra con vista sul Lago di Garda, versante settentrionale.
Vorrei tanto fermarmi, letteralmente tirare il freno a mano, così in mezzo alla strada, così anche solo per qualche secondo a godermi la bellezza del contorno. Purtroppo però non posso, sono alla guida, non c’è una micro piazzola e neanche la corsia di emergenza. Inoltre, al Nord sono quasi tutti civili perciò, a malincuore, proseguo cercando di incamerare profondamente quegli istanti di immensità scintillante.
Vado avanti e oltrepasso i paesi di Arco e Dro. Arrivo a Sarche, dove ad accogliermi c’è Francesco Salvetta, fratello di Enrico e figlio di Giancarlo Salvetta.
La loro azienda nasce nel 1930 quando Dario Salvetta, nonno di Francesco e Enrico, acquistò la proprietà dagli eredi di Giacomo Sommadossi, famoso vignaiolo dell’800 conosciuto per il suo vino santo proveniente dal vigneto “Rauten”.

Il paesaggio e le sue condizioni climatiche 

Provo a darvi un’idea di dove siamo. 

Alle nostre spalle troviamo il Monte Casale e il Dain Piccolo (o Monte Garzolet) le cui vette raggiungono, rispettivamente, 1631 e 971 metri sul livello del mare. 

Certo, le altezze non sono da capogiro, ma le vigne si trovano proprio tra la parete di roccia dolomitica e il fiume Sarca, a 250 metri sul livello del mare, su questa riva di terra di origine alluvionale. 

L’esposizione a sud e la costante presenza di due preziosi venti, l’Ora del Garda che soffia nel pomeriggio e la brezza mattutina del Limarò, aiutano a mantenere un clima semi mediterraneo che favorisce la maturazione dell’uva Nosiola, vitigno a bacca bianca tardivo, che viene vendemmiata a fine settembre. 

Tale vitigno costituisce l’unica varietà a bacca bianca trentina e l’unica varietà coltivata nei 2 ettari di proprietà dell’azienda agricola (biologica certificata dal 2012). 

Qui, la si interpreta in due versioni diverse ovvero come vino bianco secco e come vino santo

Caratteristiche dell’uva Nosiola

La filosofia aziendale prevede fermentazioni spontanee e un uso minimo di anidride solforosa; inoltre, considerato che il vitigno Nosiola non primeggia in profumi e ha una buccia spessa, Francesco ha deciso di procedere con una macerazione del mosto con le bucce di 7-10 gg in acciaio, ai quali seguono 8-9 mesi di botte grande di acacia da 20 ettolitri.

Una volta terminata la permanenza in botte, il vino rimane in bottiglia per almeno un anno prima di essere messo in vendita. 

Sebbene il procedimento di vinificazione scelto per il vino “y” sia tendenzialmente lo stesso, i vini – come è bellissimo e sanissimo che sia – hanno caratteristiche diverse a seconda dell’annata concretizzandosi, di fatto, nel riflesso delle stagioni e delle scelte di quel singolo anno.

Mentre la 2017 è stata calda (nel senso che le temperature nelle diverse stagioni sono state alte) e molto piovosa nelle settimane antecedenti la vendemmia, la 2018 ha avuto un andamento climatico più regolare. 

Conseguentemente, abbiamo di fronte due vini diversi con alcune caratteristiche comuni.

La Nosiola di Salvetta: due affascinanti vini diversi dallo stesso vitigno. Visita alla storica azienda familiare trentina.
La Nosiola di Salvetta

Differiscono nei profumi. Così, mentre la 2017 ha note più agrumate e citriche, con importanti accenni di pietra focaia, la 2018 ha un naso e un sorso più giallo, maturo e speziato, risultando più complessa e “vestita”. La prima più delicata, la seconda più vistosa. Ancora, la prima più timida e austera, la seconda più generosa e avvolgente. Accumunate, tuttavia, da una piacevole morbidezza glicerica, una precisa mineralità rocciosa, un grado alcolico contenuto (11,5%), una grande vitalità e una raggiante luce nel bicchiere.

Vino Santo da Nosiola

La Nosiola di Salvetta: due affascinanti vini diversi dallo stesso vitigno. Visita alla storica azienda familiare trentina.

Come accennavo, in azienda si produce un altro vino ossia il Vino Santo da Nosiola, le cui uve – attaccate spesso dalla botrytis cinereasono messe ad appassire su particolari graticci, chiamati arèle, fino alla settimana Santa dell’anno successivo alla vendemmia. Dopo tale momento, il mosto ottenuto fermenta in parte in botte di rovere, in parte in acciaio (damigiana) e passano 4-5 anni prima che possa essere imbottigliato.

Mi è stato detto che questo vino è, invece, opera di “due giovanotti ultraottantenni”, i quali dicono che Francesco, classe 1965, “è ancora troppo giovane per farlo e non possiede la giusta esperienza”…

Nel concludere vorrei, ancora, aggiungere un altro paio di cosette.

Se il Vino Santo è speciale anche da solo o con formaggi stagionati come il Bagòss, il mio attuale e miglior abbinamento con la Nosiola vinificata secca è, senza dubbio, lo spaghetto aglio, olio, peperoncino, scorza di limone, bottarga di tonno di Campisi e prezzemolo. 

E al momento, se avete voglia di provare, i vini sono disponibili nelle seguenti enoteche:

  • Qualbuonvino
  • Epiro
  • Il mio salumiere
  • Mosto’

nonché in diversi ristoranti tra cui Campisi, altrimenti il miglior pairing “dietro le quinte” non sarebbe stato possibile.

In caso di necessità/curiosità scrivete a territoriliquidi@gmail.com e buon divertimento nello sperimentare!

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Laureata in Legge, dunque la mia strada sembrava quantomeno chiara. E invece no. Perché in mezzo al bosco ho incontrato il brio. Si chiama Vino e ne sono rimasta così affascinata da rivoluzionare completamente la mia vita. Ne ho un profondo rispetto, lo amo tantissimo e stiamo insieme da nove anni. Credo sia amore eterno.