Chissà che cosa avrebbe votato lui al referendum costituzionale prossimo, ma una cosa è certa: difficilmente avrebbe rinunciato alla sua opinione, motivata e argomentata, probabilmente in controtendenza come gli capitava spesso. Purtroppo lui, Pier Paolo Pasolini, l’Intellettuale scomodo e diretto, indipendente e solo, ci ha lasciato 41 anni fa, ucciso in una delle tante notti di quella vita che amava ferocemente e disperatamente.
Il 2 novembre 1975 è lontano, ma Pasolini continua ad essere attuale più che mai e l’inestimabile valore del suo pensiero si mantiene nonostante il passare degli anni.
Facile e scontato definirlo un precursore: la sua caparbia volontà di sperimentare nuove forme di comunicazione per sfidare una realtà ostile, la critica feroce alla società per aver trasformato il popolo in una massa decisa a farsi corrompere, l’invettiva contro i sessantottini perché considerati borghesi mossi dalla sola aspirazione per il potere.
Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, giornalista, artista o, più appropriatamente, Pasolini l’Intellettuale. Uno che divideva e sferzava, che rivendicava il diritto dell’essere umano a vivere e sopravvivere al di là di ogni persuasione ideologica. Oggi come ieri, probabilmente, verrebbe attaccato e anche disprezzato dai suoi avversari, tanti e forse troppi ignoranti che non riuscivano a coglierne l’essenza. Figuriamoci nell’era del webete, dove tutto è opinabile e tutti s’improvvisano esperti moralisti, con la verità in tasca. Una società che arriverebbe a mettere in dubbio perfino quella che lui stesso definì la sua forza: quell’indipendenza foriera di solitudine e che probabilmente pagò con la vita.
Caro Pier Paolo ci manchi, anche a quelli che hanno potuto provare a conoscerti solo attraverso i tuoi scritti, le tue opere, i tuoi film. Ma è difficile immaginare che questa società di oggi, poco incline al peso delle parole, manchi allo stesso modo a te.
Non sappiamo che cosa è morto con Pasolini: un uomo, un poeta, un provocatore, un cineasta, uno scrittore, un filosofo, un marxista, un genio, un santo, un martire – oppure tutto un pezzo della cultura italiana: un modo di vivere, oppure un modo di intervenire barbaramente nella vita civile, intellettuale, politica.
Libération – 3 novembre 1975