Ci hai mai fatto caso che per un jeans vintage la tua taglia effettiva è una 44 e nei jeans di oggi è una 40? Si chiama Vanity Sizing, ed è una mossa di marketing.
Significato del termine
Il Vanity Sizing è una pratica comune nel mondo della moda e consiste nell’effettiva riduzione del numero di taglia dei vestiti per far autocompiancere i/le clienti della loro forma fisica illudendoli che il loro corpo abbia quelle misure. Nasce negli anni ‘90, quando il mondo del marketing si accorge che per i clienti finali, soprattutto per le donne, era molto più appagante entrare in una taglia più piccola. Da lì in poi tutto cambia: se i centimetri della tua vita prima ti consigliavano di prendere una taglia 44, magicamente quegli stessi cm ora vanno bene anche per una 40.

Il vero significato, molto più che un numero
Potrebbe sembrare insignificante, d’altronde si parla di una semplice taglia di jeans, ma sappiamo bene che il peso, la taglia, ad oggi purtroppo valgono molto più di un numero, a volte sembra che quel numero definisca chi siamo, sia fuori che dentro.
Il mondo delle taglie dovrebbe consistere di misurazioniconcrete e scientifiche, di numeri generali che riguardano tutti: questo concetto di esattezza vale ancora oggi per gli uomini, per le donne no.
Per il mondo femminile, solamente negli anni ‘40 l’American Society for Testing and Materials, l’organizzazione internazionale che si occupa di stabilire delle misure standard per diversi ambiti, creò delle tabelle di misure standard per abbigliamento per donna. Ma da quel momento in poi, l’industria della moda inizia a manipolare e modificare quei valori a suo piacimento, non solo deviando concretamente i numeri degli standard ma modificandone anche il significato ideologico allo scopo di fare soldi.
Da qui in poi nasce tutto il resto: il significato della taglia per la donna termina di essere un numero a sé e inizia a identificarsi come un vero e proprio valore, imposto implicitamente dall’industria della moda, dagli interessi economici della società.

“L’ideologia nella bellezza” e “Il vestito fa la donna”
Con il tempo si è andata a configurare quella che, oggi, viene chiamata dai sociologi “l’ideologia nella bellezza”, dei pensieri che esprimono una bellezza effimera che continua a mutare nel tempo ma che si ricollega sempre al concetto di peso, numero, taglia, forma fisica, distruttivi e fortemente pericolosi.
Un’ideologia talmente radicata capace di fare due cose: dapprima controllare le donne e convincerle che quei pensieri siano naturali e moralmente giusti, come ad esempio quello che un corpo per essere definito bello debba rientrare in determinati canoni.
Dal momento in cui vestiti e immagine del corpo sono fortemente collegati tra loro e considerando la taglia di un capo correlata alle dimensioni del proprio corpo, è logico presumere che, a quel punto, la misura dei propri vestiti potrebbe avere un impatto molto potente sull’idea di bellezza che ognuno ha di sé. Questo è il risultato dell’ideologia nella bellezza: si arriva quindi al concetto finale del “vestito che fa la donna”, in cui le ideologie acquisiscono sempre più potere influenzando il livello di autostima di sé stessi, quindi entrare in quella taglia è più una questione di vita che di abbigliamento.
Vi sarete accorti di come le misure delle diverse taglie cambino da capo a capo, proprio perché l’industria della moda falsificando la tabella standardizzata, ha fatto di quelle taglie un suo vezzo, per compiacere, per rendere felic* tutt* coloro che comprare il capo d’abbigliamento più piccolo sia indice di bellezza, pensando di apparire migliori in primis a sé stessi e poi agli altri. Ma è solo un trucco, un trucco pericoloso, che però ci domina, ci controlla e molte volte ci fa pensare che la strada della “taglia in meno” sia la migliore, ma in realtà è solo quella più falsa.
Cosa ne pensi tu? Ti è mai capitato di accorgertene? Fallo sapere nei commenti!