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Musa a chi: le incredibili vite di Lee Miller

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Lee Miller è stata una fotografa dalle mille identità. Ritrovati recentemente i suoi scatti, sono tornate allo scoperto le sue imprese.
Musa a chi: le incredibili vite di Lee Miller

Spesso ricordata semplicemente come la musa del fotografo dadaista Man Ray, Lee Miller in realtà ha nascosto (in soffitta) la maggior parte delle sue identità. Ritrovati recentemente i suoi scatti, sono tornate allo scoperto le sue imprese.

Gli scheletri…in soffitta

 A volte è così. Ignori per una vita delle cose che quando le scopri, ti dici “ma come è possibile? Lo vengo a sapere solo ora?”. Eppure a volte succede, e quando accade è come prendere una porta in faccia.

Deve aver provato qualcosa del genere Antony Penrose quando, per puro caso (rovistando in soffitta, narra la leggenda), anni dopo la morte di sua madre, ha ritrovato scatoloni di rullini pieni di tutte le altre vite mai conosciute di Elizabeth “Lee” Miller, sua madre. Sessantamila rullini. Sessantamila rullini che Lee aveva deciso di far dimenticare al mondo o che forse, nel più classico del suo stile, sapeva che a tempo debito sarebbero stati un ottimo colpo di scena. Lei non voleva esserci più, ormai esausta, aveva solo bisogno di dimenticare tutte le sue vite precedenti. 

Un bagno nella vasca del Führer

Tra i tanti scatti riportati alla luce da Antony, ce n’è uno in particolare che racchiude  meglio di altri l’essenza incontenibile di questa donna: Lee si sta facendo il bagno in una lucida vasca in un ambiente altrettanto candido e luminoso, con naturalezza dei gesti mostra parte della schiena, guarda di lato qualcosa oltre l’obiettivo, una posa perfetta per una Musa, una statuetta di donna classicheggiante rafforza il concetto. Ma cosa c’è lì appoggiato sul bordo? Un ritratto del Führer. I suoi stivaletti militari sporchi di fango sul tappetino bianco, la divisa buttata lì su una sedia. Tutto è costruito alla perfezione. Lee Miller si sta facendo il bagno nella vasca di Adolf Hitler che, proprio in quel momento, è in fuga ed ha abbandonato il suo appartamento piccolo borghese di Monaco di Baviera (fine Aprile del 1945). 

È da questa foto che Serena Dandini inizia a raccontare la poliedrica Lee, nel suo ultimo libro “La vasca del Führer” (Einaudi). L’autrice ripercorre la storia della donna, troppe volte ricordata solo come la musa di Man Ray, cercandola nei propri luoghi e ripercorrendo le sue formidabili esperienze che hanno anticipato di  molto ogni conquista femminile

Una ragazza, tanti obiettivi

Ci ritroviamo così a stretto contatto con la protagonista, nata vicino New York nel 1907, dove con il padre appassionato di fotografia ha iniziato fin da piccolissima a stare davanti e dietro l’obiettivo, oltre che nella camera oscura. A soli sette anni la vita la segna in modo indelebile: la piccola viene violentata da un amico di famiglia. Inizia così a costruirsi la sua corazza, impara da subito a mettere da parte tutto il dolore, nascondendolo in “soffitta”, per andare avanti e ovviare ogni ostacolo che la separa dai suoi sogni

A diciannove anni inizia gli studi nell’ambito artistico e qualche anno dopo, mentre passeggia per Manhattan, rischia di essere investita, ma viene prontamente salvata da un passante: quell’uomo è Condé Nast, l’editore di “Vanity Fair” e di “Vogue”, comincia veramente così per Lee la sua promettente carriera sulle copertine più richieste dalle giovani dell’epoca. 

In quegli anni però in lei continua a crescere l’interesse per la fotografia, preferisce stare dalla parte di chi osserva più che dalla parte dell’osservato. Non sopporta più di sentirsi un oggetto, un qualcosa che non ha potere su sé stesso, mentre chi dirige la foto ha il pieno controllo di quello che sta accadendo davanti al proprio obiettivo. Ormai è il 1929 e la Miller decide di abbandonare New York per Parigi con un’idea ben precisa: diventare l’assistente di Man Ray, fotografo surrealista ed esponente del Dadaismo. Neanche ventiquattro ore nella capitale francese e il famoso fotografo è già ammaliato dal carisma di Lee. I due inizieranno una proficua collaborazione, tramutata poi in un’ appassionante storia d’amore in stile surrealista.

Ma nonostante possa sembrare la fine delle sue avventure, il periodo di formazione (e la storia d’amore) con Man Ray è solo l’inizio della sua storia. Il resto lo troverete nel prossimo articolo

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Ho un’idea chiara solo di quello che non mi piace, tra questi gli stereotipi. Di cose che mi piacciono, al contrario, ne scopro continuamente. Se volete farmi un regalo, fatemi viaggiare (in treno possibilmente) o andare a un concerto (sotto palco, grazie). Se volete torturarmi, invece, fatemi aspettare alla fermata dell’autobus (non ce la faccio, vado a piedi piuttosto) oppure, scrivere una biografia in poche righe.