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Scale, acquedotti e… leggende

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Alla scoperta dell’Aqua Virgo nel cuore di Roma: l’unico acquedotto che funziona ininterrottamente dalla sua costruzione, avvenuta intorno al 19 a.C.!
Scale, acquedotti e...leggende

A pochi passi dalla più celebre scalinata del mondo, quella di Trinità dei Monti, ce n’è una molto più piccola ma altrettanto lunga e scenografica nascosta da una porticina in ferro adiacente a Villa Medici: la Chiocciola del Pincio, generalmente accessibile solo agli addetti ai lavori di manutenzione.

È la scala che conduce ad uno dei tanti reperti ancora ben conservati dell’età augustea: l’ultimo tratto dell’Aqua Virgo, Acqua Vergine dal Rinascimento in poi, l’unico acquedotto che funziona ininterrottamente dal momento della sua costruzione avvenuta intorno al 19 a.C. ad opera di Agrippa su incarico di Augusto.

Alla scoperta dell’Aqua Virgo nel cuore di Roma: l’unico acquedotto che funziona ininterrottamente dalla sua costruzione, avvenuta intorno al 19 a.C.!
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Attraverso il FAI per un weekend la porticina è stata aperta al pubblico che ha così potuto beneficiare di un’insolita quanto spettacolare discesa accompagnata dalle descrizioni di guide preparate e coinvolgenti. 

Una volta varcato l’ingresso, infatti, dopo un paio di gradini comincia l’avventura: la spirale della scala si “attorciglia” verso il basso e al primo impatto è difficile scorgerne la fine.

Sicuramente i circa 120 gradini, che arrivano ad una profondità di circa 25 metri, non sono cosa da poco ma l’illusione ottica è ancora più marcata in quanto il passaggio è consentito ad una sola persona per gradino.

Alla scoperta dell’Aqua Virgo nel cuore di Roma: l’unico acquedotto che funziona ininterrottamente dalla sua costruzione, avvenuta intorno al 19 a.C.!
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Alla fine di questa scala ecco finalmente “il tesoro” che custodisce: il canale dell’acquedotto, nel quale ormai da più di due secoli scorre l’acqua.

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L’acquedotto

Il primo acquedotto risale al 312 a.C. ad opera di Appio Claudio Cieco che arrivava fino al Campo Boario a cui ne seguirono altri che raggiungevano le diverse zone della città via via che queste si urbanizzavano.

Durante il periodo augusteo lo sviluppo urbano nella zona del Campo Marzio necessitava di un sistema di alimentazione idrica costante. L’acqua fino ad allora attinta dal Tevere non era sufficiente per le nascenti costruzioni in quell’area: Pantheon, Saepta Iulia, terme e fontane pubbliche per citarne alcune.

Nella zona di Salone, all’ottavo miglio della via Collatina, c’erano delle sorgenti di acqua purissima. Leggenda narra che una fanciulla, una virgo, abbia indicato quelle sorgenti ad alcuni soldati assetati, un’altra vuole che sia stato proprio Agrippa a scoprirle di ritorno dalla battaglia di Azio o più semplicemente il nome di queste acque si deve alla loro leggerezza e alla mancanza di calcare che hanno contribuito notevolmente alla conservazione dello stesso acquedotto.

La canalizzazione di queste bolle sorgive prevedeva un percorso interrato interamente scavato nel tufo di circa 20 chilometri che attraversava gran parte della città attuale, costeggiando la via Tiburtina e attraversando la via Nomentana, la Salaria, i Parioli fino ad arrivare all’area di Villa Borghese.

Solo gli ultimi due chilometri confluivano in grandi arcate esterne, di cui una parte è ancora visibile nei sotterranei della Rinascente di via del Tritone – rinvenuti durante i recenti lavori di ristrutturazione per l’apertura del grande magazzino – e a via del Nazareno. Proseguivano per la zona di Fontana di TreviVicus Caprarius – passando per Via dei Condotti (da cui il nome) per arrivare fino al Pantheon dove si trovavano le terme di Agrippa.  Una diramazione arrivava fino a Trastevere

Il motivo di un percorso così lungo e piuttosto tortuoso si deve quasi sicuramente alla qualità del terreno e alla pendenza, molto bassa, che consentiva di regolare il flusso dell’acqua e farla scorrere lentamente come avviene ancora oggi. La temperatura attuale è intorno ai 15 gradi ma si pensa che in passato fosse molto più fredda.  

Alla scoperta dell’Aqua Virgo nel cuore di Roma: l’unico acquedotto che funziona ininterrottamente dalla sua costruzione, avvenuta intorno al 19 a.C.!
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La profondità media di tutto l’acquedotto sotterraneo è di circa 30 metri, con punte di 40 in prossimità dell’attuale quartiere Parioli.

Ad ogni chilometro erano previste delle torri che servivano prevalentemente ad osservare il controllo dello stato dell’acqua che doveva rimanere pura come alla sorgente. Era quindi proibito costruire o adibire il terreno ad orti in prossimità delle condutture ed erano previste multe salate per chi infrangeva questo divieto. A controllare che tutto funzionasse alla perfezione la figura del curator aquarum.

La scala a chiocciola 

Intorno al 1570 i nipoti del Cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano acquistarono il terreno che nell’antichità ospitava gli Horti Luculliani e ampliarono l’edificio esistente, oggi Villa Medici. Fu necessario provvedere all’approvvigionamento dell’acqua per gli usi domestici e per i giardini e si decise di sfruttare quella che già scorreva al di sotto della proprietà.

Venne così costruita la scala come opera di raccordo per raggiungere il condotto sottostante.

Si narra di un progetto particolarmente sofisticato per l’epoca dell’allora “fontaniereCamillo Agrippa il quale sembra abbia tentato di “sollevare” l’acqua fino ad una cinquantina di metri dal sottosuolo costruendo una specie di muro trasversale, una sorta di diga su di una vasca che raccoglieva l’acqua ed una ruota che alimentava le pompe fino alle tubazioni in terracotta.

In realtà è possibile che questo fosse solo un tentativo, il muro e la vasca sono visibili ma non essendoci resti di marchingegni come ruote o similari è molto più plausibile che l’acqua fosse prelevata con i secchi dalla servitù.

Secondo alcune carte dell’Acea degli anni ’60, sembra che esista anche un’altra scala a chiocciola nei pressi dell’attuale Muro Torto ma che sia stata murata durante i lavori di costruzione della stessa strada e del parcheggio adiacente.

Con il passare degli anni la purezza dell’acqua non è più la stessa per via dell’urbanizzazione tanto che, sempre intorno agli anni ’60, è stata declassata e continua ad essere utilizzata solo per alimentare le fontane monumentali come la Fontana di Trevi, quelle di Piazza Navona, di Piazza Colonna e del Pantheon. Solo la Barcaccia a Piazza di Spagna è servita da quella potabile in quanto, per la sua struttura, è diventata immancabile punto di ristoro per chiunque transiti da quelle parti.

Risalendo…

Quanto la discesa è stata entusiasmante e veloce, tanto la salita si rivela inevitabilmente impegnativa e viene compiuta in un silenzio quasi mistico nel quale il desiderio di rivedere la luce ( …le stelle…un po’ esagerato, il viaggio non è stato così “infernale”, anzi!) la fa da padrone. 

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Ma ecco che arriva l’ultima sorpresa. Un rumore ovattato, inconfondibile e prettamente moderno: quello dei treni del metrò che, calcolando a spanne, dovrebbe passare al di sotto.

 E lì sì che ce ne sarebbero di leggende “metropolitane” da raccontare… 

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Quota vintage – ma non troppo – del team. Travel expert e shopping addicted (in inglese non solo fa più “figo” ma rende di più), trasteverina (d’adozione), (ultras) romanista, a-social (media), testarda. Amante della musica (dal rock alla lirica), delle serie e dei documentari, mi piace “scoprire com’erano” i posti che conosco attraverso i vecchi film. Amo il mare, soprattutto nelle giornate nuvolose, camminare, leggere (e ora anche scrivere!), i mercatini, gli aperitivi, il colore giallo, la nutella, l’ironia (in primis quella di mia sorella), il sarcasmo. Non amo il suono della sveglia, ma per fortuna esiste, l’invadenza di certa gente, le formiche, l’aglio. Il dono della sintesi non mi appartiene…ma era già chiaro, no?!?