26 Ottobre 2015, Lione, Francia:
la IARC (International Agency for Research on Cancer), facente parte dell’OMS, dichiara che la carne processata risulta cancerogena come il fumo e l’amianto (Gruppo 1). La carne rossa invece, dove per rossa intendiamo quella di bovino, suino, equino, ovino, caprino risulta essere potenzialmente cancerogena per l’uomo (Gruppo 2A).
Immediatamente si scatena il putiferio nei Media internazionali, e l’opinione pubblica è scossa. Dopo una settimana, in Italia cala drasticamente il consumo di insaccati e carne bovina; questo fenomeno continua a far risonanza tra esperti, nutrizionisti e dottori fin quando non viene sostituito dallo scandalo di una altro “Dottore” in motocicletta…infine, il dimenticatoio. Perché scriverne adesso allora? La notizia è stata manomessa e rielaborata dall’opinione pubblica in vari modi: non mangiare più carni rosse! Niente più insaccati! La dieta mediterranea è la migliore! Invece: chi ha letto bene il comunicato dell’AIRC?
Cercheremo di leggerlo in chiave più obiettiva e critica possibile: il documento scaricabile facilmente da internet e la foto dell’articolo (fonte agi.it) ci da delle informazioni chiare. Vengono classificate le carni processate e le carni rosse in generale secondo più di 700 studi di carattere epidemiologico. Le carni processate sono tutte quelle che hanno subito dei processi di lavorazione per la conservazione e consumo successivo, quali salatura, affumicatura, stagionatura, frollatura, cottura a vapore etc. Queste sono classificate come cancerogene allo stesso modo del fumo o dell’asbesto. Lo studio però afferma soltanto che è stato riscontrato un aumento del 18% di incidenza per il cancro colon rettale nei soggetti che consumano un quantitativo di almeno 50 gr di carne processata pro die per periodi prolungati. Lo stesso studio non parla di quale metodo di conservazione sia più dannoso per l’uomo, e nemmeno delle sostanze carcinogene che possono essere ritrovate in questi lavorati. E poi ancora, afferma che assumere un quantitativo di almeno 100gr al giorno di carne rossa aumenta l’incidenza di cancro colon rettale sopracitato del 17%. Non si parla però né di quale tipo di carne rossa sia più sicura, né di quale metodo di cottura aumenti il rischio per la nostra salute. Questi dati sono semplicemente mancanti poichè ad oggi non esistono studi mirati e certificati in tal senso. Sicuramente sarà obiettivo dell’OMS nei prossimi anni.
COME CI COMPORTIAMO NOI?
Basta con la carne rossa o lavorata? Diventiamo tutti vegani? La risposta è NO, ma dobbiamo imparare a rispettare alcune norme fondamentali per il consumo responsabile di carne.
- limitare il consumo di carne affumicata o precotta a una, massimo due volte la settimana. Il rischio reale sarebbe, per un consumo non moderato, quello di contrarre malattie cardiovascolari invece del tumore.
- Mangiare il meno possibile carne alla griglia. Questo tipo di cottura produce composti altamente cancerogene, di cui ne abbiamo parlato già in precedenza È vero che il cibo cotto alla brace fa male?
- preferire di gran lunga la carne bianca o il pesce.
- consumare carne in associazione a verdura, per assimilarne le sostanze antiossidanti che possono preservarci da sostanze potenzialmente carcinogene.
Come sempre, il buon senso ed il consumo moderato sono la soluzione. La nostra fortuna, quella italiana, è la dieta mediterranea che soprattutto oggi, in questo mondo globalizzato risulta essere la dieta più salutare ed equilibrata, e che ci farebbe bene seguire sempre.