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Il Papa “verde”, la Nutella, la maturità e la sfida contro il pensiero unico

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La vocazione di Papa Francesco per la partecipazione ‘politica’ all’interno del contesto mondiale non era mai stata smentita, anzi, già l’incontro con Castro e la fine dell’embargo tra Cuba e gli Stati Uniti avevano provato la capacità diplomatica del Pontefice. Ma l’enciclica ‘Laudato sì, per la cura della “casa Comune”, è un’altra cosa: 192 pagine sul “futuro del pianeta”, in cui si discute dei dati scientifici sulla situazione ecologica mondiale e del corrispettivo spirituale, cioè di come contrastare il ‘degrado etico dell’Uomo’, non passano inosservate. In particolare, già a pagina 7, viene evidenziato come tutte le ferite “dell’ambiente sociale sono causate dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti”.

Quasi contemporaneamente, Ségolène Royal, Ministro dell’ambiente francese, si schierava contro la Nutella per gli stessi motivi, accusando implicitamente la Ferrero di contribuire alla deforestazione per via dell’uso di olio di palma; la risposta pronta del colosso alimentare e l’intercessione di Agnese Renzi hanno portato ad una rapida retromarcia, con tanto di scuse.

La tematica ambientale è senza dubbio centrale per la sopravvivenza del nostro pianeta ma forse sarebbe meglio parlare di emissioni che di nutella; in entrambi i casi, comunque, il fine è senza dubbio giustificato: contribuire, attraverso il proprio ruolo e la propria autorità, a diffondere una propria idea della società nel suo complesso, per migliorarla. C’è qualcosa però che rimane meno giustificabile e forse anche meno comprensibile: l’idea che, in nome del progresso vada sacrificata la possibilità di scegliere nel privato dell’individuo, il suo libero arbitrio; perché ognuno dovrebbe fare qualcosa nel proprio ‘piccolo’ invece di fare qualcosa di grande tutti insieme? E perché un ministro, che ha ben altri poteri per combattere l’inquinamento, deve occuparsi delle scelte private dei singoli cittadini invocando l’astensione dalla tanto amata cioccolata alla nocciola?

Lo stesso giorno dell’uscita dell’enciclica, che postula delle “verità indiscutibili che guidino la nostra vita”, la prima prova di maturità proponeva come ambito socio-economico, le sfide del XXI secolo; immediatamente ogni giornale ha provveduto a dare la propria visione delle cose (anche allontanandosi molto dal significato della traccia) proponendole, appunto, come verità assolute. ‘Internazionale’, ad esempio, sostiene, in relazione alla tematica migratoria, che la più grande sfida del nostro secolo è quella di fare in modo che il luogo di nascita non influenzi le possibilità di vita. Forse però, alla luce dei due esempi che abbiamo portato, è il caso di rivedere il tiro; troppo spesso infatti, le élite culturali (vere o presunte) impongono battaglie che il popolo fa proprie, dopo averle apprese dal web, dalla televisione, o solamente per passaparola. Tra le élite ed il popolo è presente il filtro dell’autorità, del mediatore (che può essere un politico, un religioso, un opinionista), in una parola, del modello.

Papa Francesco è certamente un modello, comportamentale e spirituale; Ségolène Royal come modello funziona meno ma il concetto è quello: come è possibile che una moderna forma di democrazia occidentale si possa basare sull’imitazione e non sul confronto? Sicuramente i temi portati all’attenzione sono validi ma andrebbero discussi, analizzati e non ridotti all’essenzialità dell’esempio. Il rischio più concreto dei nostri tempi è quello di creare una massa informe che assuma dei comportamenti non per proprie convinzioni, ma per paura della diversità, dell’indipendenza, della solitudine e dell’emarginazione intellettuale.

Eccola allora, la sfida principe del XXI secolo, ma anche la sfida della maturità: fare in modo che il pensiero unico non condizioni l’Uomo nelle sue scelte personali; avremo la forza per vincerla?

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Gabriele Cimmino è nato nel 1996, ha una personalità spiccata che si sviluppa tra letteratura, innaturali tendenze a parlare di sé in terza persona ed un incessante citazionismo; ad esempio, scrive su WalkieTalkie per consumare "un po' d'ansiosa incosciente giovinezza".