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“Credo che sia dovuto al fatto che noi, gli uomini, tendiamo ad idealizzare, a sublimare la bravura che abbiamo, soprattutto se fisica. Le donne, forse perché abituate (o condannate?) all’idea di essere considerate inferiori fisicamente, più coscienti per questo dei loro “limiti”, utilizzano la testa prima di muovere le gambe”.

Jens Jakob Andersen è un ricercatore e maratoneta danese che ha esaminato diversi risultati di varie maratone mondiali ed è arrivato ad una conclusione degna di nota: la donna è energicamente più efficiente dell’uomo e riesce a mantenersi costante nella corsa, un dato fondamentale nella maratona ma un fatto, nell’80% dei casi, inapplicabile all’uomo che è sempre propenso a dare tutto e subito, “a partire in quarta”.

La ricerca di Andersen appare come un’ottima premessa per lasciar da parte gli stereotipi che ruotano attorno alle donne, che fanno dire ai ragazzini “corri come una femmina”, che limitano il campo d’azione della donna, che scartano le donne in quelle attività dove sembrano essere necessarie tutte le caratteristiche maschili; opinioni precostituite, generalizzate e sempliciste le quali non si fondano sulla valutazione dei singoli casi ma vengono ripetute meccanicamente e, se si vuole, inconsciamente.

G.I. Jane è un film statunitense diretto da Ridley Scott nel quale un’immensa Demi Moore rasata a zero si fa portavoce di questo scontro donna vs stereotipo: avendole permesso di arruolarsi in una sezione speciale dei Marines, la donna riesce a convivere e sopratutto sopravvivere in un ambiente 100% mascolino e far valere il suo diritto di essere donna, portando in mano un fucile d’assalto M4 invece della solita pochette, conciliandolo così col suo proposito di divenire un soldato.

Fare le cose come una femmina ha assunto un senso antipatico, ma la ricerca di Andersen e la tenacia della Moore sono due buonissimi spunti da cui partire per riflettere: una donna non deve in nessun modo atteggiarsi da uomo per fare le cose da maschio, ma deve invece sfruttare a pieno le proprie qualità per riuscire ad ottenere le stesse opportunità dell’uomo in qualunque ambito o settore. È anche questa una forma di coraggio, non lasciare che gli altri ti definiscano. In sostanza, nemico dell’apertura mentale e della tolleranza, lo stereotipo definisce qualcosa o qualcuno basandosi su fatui clichés, forme fatte, abusate, cristallizzate. È l’ora questa di correre con vostra sorella, un’amica, la mamma e farlo con la convinzione che la lei che vi sfreccia accanto sa affrontare le vostre stesse sfide, solamente utilizzando altri mezzi, metodi diversi che vanno oltre i soliti muscoli. E poi, perché “correre come una femmina” non può voler dire “vincere la gara”?

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Nasce a Roma nel 1995. Legge molto e parla poco. Ama scrivere, mangiare e ricordare. Walkie Talkie è un'ottima opportunità per dar voce alle cose in cui crede.