Home Editoriali Riflessioni sul bacio (e sull’etica che faremo)

Riflessioni sul bacio (e sull’etica che faremo)

487
0

Se l’etica è una vittima incosciente della storia (come cantava Battiato in “Venezia – Istanbul”) in cui la felicità, o meglio la spensieratezza, degli “abitanti” di una determinata epoca va di pari passo con la percezione che si ha di essa, in questo momento non sembra sia così. Nonostante la crisi, infatti, c’è nei giovani la tendenza a divertirsi, quasi ossessivamente, come un dovere, come una missione. Chiaramente le nuove generazioni sono state staccate dalle precedenti dalla virtualità, spartiacque necessario per capire il cambio di rotta e vivono un complesso d’accerchiamento con la percezione che il “nemico” sia ovunque. Insomma, l’etica attuale è un’etica del divertimento fine a se stesso. Fino a qui, non c’è niente di nuovo né niente di male.

Eppure pensando alle scene di “Nuovo cinema Paradiso”, in cui il prete Leopoldo taglia i baci dalle proiezioni, rimane un po’ di nostalgia: il bacio è nella nostra cultura l’elemento dissacrante par excellance, ma se “ieri” lo scandalo offriva ai baci una piattaforma paradossale di sacralità (la mistica e l’erotismo, dalla “Santa Teresa” del Bernini e da de Sade in poi, si toccano, è scontato che lo scandalo sia sempre sacro), oggi non ne siamo più capaci, non abbiamo più la forza di costruire il sacro sul dissacrante. Gli unici baci che scandalizzano ancora sono i baci omosessuali; difficile dimenticare il bacio alla sovietica delle due atlete russe Firova e Ryzhova per protestare contro l’omofobia (chissà cosa ne pensava Putin) e difficile non ricordare il “bacio fraterno” tra Honecker e Breznev, diventato uno dei simboli di speranza negli anni della guerra fredda e dipinto poi sul muro di Berlino. Siamo dunque destinati ad una cultura del Bacio sempre più politica, sempre più simbolica?

Senza dubbio abbiamo bisogno anche di questo; un qualsiasi progresso è possibile solo in questo modo, va abbattuto un muro poi un altro ed un altro ancora. Non saremo eticamente soddisfatti finché ci saranno ancora pregiudizi ad impedire la libertà attraverso l’autocensura, attraverso l’idea malsana che è meglio nascondere i propri istinti. Saremo soddisfatti sì, ma saremo felici? Difficile dirlo. La condizione per la felicità di un popolo, di un’epoca, non è la libertà ma la naturalezza: la possibilità di vivere la libertà sia come condizione positiva (faccio quello che voglio) sia come condizione negativa (non faccio quello che non voglio); speriamo che crolli ogni autocensura ma anche ogni esibizionismo, l’idea cioè di doversi baciare, che esclude ogni naturalezza.

Insomma, ricordando Zola, Verga (i malavoglia), ma anche Coe con “La famiglia Winshaw”, è chiaro come le scelte familiari prese e l’etica che in essa si respira sono l’embrione delle scelte che saranno fatte e dell’etica che si respirerà. Così per la società: se scegliamo ora, una volta per tutte, come mi sembra che si stia cercando di fare (i messaggi di speranza sono tanti: da Pisapia e Marino per quanto riguarda l’omosessualità, passando per Michelle Obama, “rea” di non aver indossato il velo durante la visita in Arabia Saudita, che difende la libertà delle donne in un paese in cui le donne non possono nemmeno guidare, fino a Papa Francesco, che sposta i confini della Chiesa avanti di millenni), di combattere il pregiudizio in ogni sua forma ed in ogni suo contenuto, non dimentichiamoci il Sacro del bacio, non lasciamo che si trasformi in un simbolo vuoto, ma riempiamolo di libertà e di speranza.

Immagine: René Magritte – Les Amants (1928), olio su tela.

Articolo precedenteLa Serie A in scena con la 27a giornata, è ora di fare punti!
Articolo successivoLa Vjs Velletri impone il pari al Lido dei Pini e conquista un punto prezioso
Gabriele Cimmino è nato nel 1996, ha una personalità spiccata che si sviluppa tra letteratura, innaturali tendenze a parlare di sé in terza persona ed un incessante citazionismo; ad esempio, scrive su WalkieTalkie per consumare "un po' d'ansiosa incosciente giovinezza".